Atletica, Schwazer: "Non sono dopato, continuo la mia battaglia, voglio vincere a Rio"



A poche settimane dalla prima conferenza stampa, successiva al rilevamento della positività al testosterone sintetico, Alex Schwazer torna a parlare. Insieme al suo allenatore Sandro Donati e al legale Brandstaetter.  "Non ho tanto da dire. Continuo ad allenarmi in questi giorni perché per vincere le Olimpiadi non ho bisogno di doping né di una giornata di grazia, ma di una semplice giornata di allenamento. Ma forse per qualcuno chiedo troppo. Io non mi sono dopato, quindi questa sostanza o qualcuno me l'ha somministrata nei giorni prima oppure la provetta è stata manipolata. Siamo ancora qui a qualche giorno dalla scadenza del termine per iscriversi ai Giochi. Siamo come una pallina passata da una mano all'altra senza nemmeno poter dire la nostre ragioni. Sono 4 anni che mi preparo per Rio. Se tra un anno mi danno ragione non mi frega niente, voglio giustizia subito perché merito di andare alle Olimpiadi".
I colleghi ti hanno chiamato? 
"Non mi ha chiamato nessuno. Più controlli di quanti ne ho fatti negli ultimi mesi non posso farne. Ma non posso garantire che quello che è successo a me non succeda ancora, a qualcun altro".
Perché avete chiesto di anticipare le controanalisi?
"Volevamo anticipare il test sul campione B ma il laboratorio di Colonia, tra i più preparati in Europa, ci ha detto: dovete chiedere alla Iaaf. Avete capito? Da marzo non ho più avuto un controllo Iaaf sulle urine. Perché non ho più avuto un test sulle urine? Perché loro volevano poter tornare solo sul test di gennaio".
C'è un filo che lega te allo scambio di provette di Sochi? 
"Il filo è che qualcuno degli atleti russi andrà alle Olimpiadi e io no. Sulle provette l'atleta ha mille obblighi, ma chi lo controlla ne ha molto pochi. Ho pensato tanto a cosa può essere successo. Io ho fatto l'urina in due tempi: nel primo tentativo non sono riuscito a fare il quantitativo. In questo caso il bicchiere io non lo posso tenere in mano, devo versarlo in un contenitore intermedio di plastica che viene sigillato con un nastro. Quando poi ho di nuovo lo stimolo devo prendere un altro bicchiere e fare il resto accompagnato da uno dei due controllori. L'altro contenitore però ha il tappo morbido e può essere aperto di qualche millimetro di lato per metterci quello che vuoi. E l'altro controllore resta da solo con quel contenitore. Io non posso nemmeno controllare che il codice del campione sia proprio il mio, perché non posso tenere il foglio con il mio codice. In più sono stato l'unico atleta controllato il 1 gennaio. Ho scelto tra tante provette, ma potevano essere tutte preparate, tanto ero l'unico da controllare".